10-4-2002

 

 "Dicionário" de SMS e Internetês

 

 PORTUGAL
 

aki - aqui

akilo - aquilo

atam - então

axim - assim

axo ou axu - acho

bgd - obrigado

bjs ou bjx - beijos

cmg, ctg - comigo, contigo

daddy - papá

dixeste - disseste

dsc - desculpa

giru - giro

grd - grande

gxtar - gostar

hj - hoje

idd - idade

jahtah - já está

k - que

kem - quem

kk ou qq - qualquer coisa

kido, kiduxo - querido, queriducho

lammer - otário, totó

mm - mesmo

mor - amor

mto - muito

mummy - mamã

nd - nada

nn ou ng - ninguém

n ou naum - não

perxebs - percebes

pk ou pq - porque

pls - please

qd - quando

res - responde

tds ou tdx - todos

td - tudo

vc - você

vz - vez

xpra ou pera - espera

xtas - estás

xtupido - estúpido

 

BRASIL
 


becapear - armazenar arquivos

beijaum, beijins - beijão, beijinhos

blz - beleza

boralá - vamos embora

brigadim kirido - obrigado, querido

chattear - conversar na net

conectar - ligar computador à net

conectividade - interligação de computadores

craro - claro

ctafim - você está a fim?

d+ - demais

dar um clique - pressionar o rato

dar um search - fazer uma busca

debugar - eliminar erros (bugs) de um programa

deletar - apagar

eu lovo u - I love you

escanear - digitalizar imagem ou texto com o sacnner

kd - cadê

ki ki ta contecendo? - o que está acontecendo?

miguim - amiguinho

pq vc naum fk kyeta? - por que você não fica quieta?

printar - imprimir

pru6 - para vocês

qtidd - quantidade

t+ - até mais, adeus

zipar - compactar arquivos

 


EUA
 

4evr - forever

adr - adress

AFAIK - as far as I know

AML - all my love

ambimousterous - capaz de usar o rato com as duas mãos

B/C ou bcoz - because

B4 - before

blamestorming - procurar culpados em grupo num chat

codernauts - programadores

CUL8ER - see you later

cuspy - programa bem feito

cybercrud - burocracia na net

F2F - face to face

GALGAL - give a little, get a little

gl - good luck

GR8 - great

IC - I see

IDK - I dont know

IMHO - in my humble opinion

IMNAL - I'm not a lawyer

Internesia - tendência para esquecer localização de sites

leech - pessoas que só tiram da net e não acrescentam nada

l8 - late

l8r - later

lol - laughing out loud

netopath - internauta perigoso

netiquette - etiqueta na net

pic post - site pornográfico

pita - pain in the ass

sme1 - someone

ttfn - ta ta for now

tia - thanks in advance

thx - thanks

u - you

urt1 - you are the one

x - kiss

x! - typical woman

y! typical male.

 

CADI FERNANDES

DN – 20-4-2002

 

 

 


Forme semplici e forme brevi


Ieri gli aforismi, i limericks, gli haiku, i proverbi. Oggi, gli spot e i videoclip. Con un rischio

di Umberto Eco

Nel 1930 usciva un libro di André Jolles intitolato "Einfache Formen" ovvero "Le forme semplici", che analizzava alcune forme letterarie, in massima parte tipiche della cultura popolare, che si caratterizzavano per la loro brevità ma sopratutto per la loro semplicità strutturale, nel senso che erano e sono sempre state regolate da alcune leggi che i loro autori (talora non individui ma intere comunità) seguivano fedelmente. Erano per esempio l'indovinello, il motto di spirito, ma anche il mito, il racconto, la leggenda. Molta della teoria narrativa di tradizione strutturalistica si è basata su (o è partita da) forme semplici, e si pensi a come Propp aveva individuato le principali funzioni narrative nelle fiabe russe, o come Lévi-Strauss analizzava i miti.

Insomma, il problema delle forme semplici rimane sempre un banco di prova affascinante, e potremmo includere nella categoria i limericks, gli haiku giapponesi, gli aforismi o le massime e i detti memorabili, sino ad arrivare alla canzone popolare e via dicendo.

Il libro ora curato da Isabella Pezzini, "Trailer, spot, clip, siti, banner - Le forme brevi della comunicazione audiovisiva" (Roma, Meltemi, 17,60 euro), e che dal titolo già onestamente annuncia di cosa parla, non usa la dicitura "forme semplici" bensì "forme brevi". Da un lato, immagino, per sottolineare la differenza tra le forme semplici tradizionali e la particolare natura degli oggetti audiovisivi di cui si occupa, e dall'altro perché, come si vede da vari interventi del volume, il fatto che una forma sia breve (che è misura di durata temporale) non vuole dire necessariamente che sia semplice (che è misura di complessità semantica ed estetica).

Infatti ci rendiamo conto benissimo di come certi spot pubblicitari siano sottili, capaci talora di ironizzare su se stessi e sugli spot che li hanno preceduti - e si pensi tra le esperienze più recenti al giovanotto che scende le scale e dice "buonasera!", che ieri si conquistava una bellissima ragazza e ora, vittima egli stesso dello spot di cui è protagonista, cade preda di una creatura assai meno affascinante. Non solo lui, ma il pubblico è così preso dal gioco che oggi si dice "metatestuale", che non assorbe una comunicazione pura e semplice ma deve ragionare sul genere stesso della forma breve e sulla sua storia. D'altra parte in un intervento sui videoclip anche Paolo Peverini analizza casi di forme metatestuali.

Comunque non intendo in una breve nota dar conto delle varie analisi di questo libro, e rinvio soltanto all'analisi dei "trailer" (quelli che quando ero piccolo si chiamavano i "prossimamente") di Nicola Dusi, degli spot (Alessandro Melchiorri), dei messaggi politici autogestiti (Paolo Guarino), dei banner e portali (Piero Polidoro, e certamente il banner, tra le forme brevi, è la più breve di tutte), dei siti aziendali (Daniele Barbieri). Forme brevi che ci attorniano, dunque, non sempre semplicissime, ma certo non più regolate da leggi che si trasmettono per generazioni, come poteva avvenire per lo strambotto, e spesso molto inventive.

Questo libro mi suscita però alcune riflessioni. Le forme semplici tradizionali dominavano, come si diceva, la cultura popolare, e potevano essere rilavorate, per così dire, dalla cultura colta, così come i proverbi (sapienza dei popoli) erano trasformati in aforismi e paradossi da Wilde, Kraus e Lec (arguzia dei dotti). Ma esse coesistevano accanto a forme complesse, il mito accanto alla sua reinterpretazione da parte di Eschilo o Sofocle, il racconto accanto alle grandi realizzazioni romanzesche. E non è detto che il popolo, che aveva accesso alle forme semplici, rimanesse estraneo alle forme "complesse", perché già i fabbri al tempo di Dante cantavano la "Divina Commedia" e non erano solo gli intellettuali a leggere "I promessi sposi".

Oggi, come sempre, c'è una parte di pubblico (esigua rispetto ai sei miliardi di abitanti del pianeta) che ha accesso a forme complesse come il romanzo moderno (Joyce) o post-moderno; nessuno più, tranne qualche professore universitario, che si occupa delle forme semplici della tradizione; e una stragrande maggioranza di utenti che si nutre soltanto di forme brevi. La brevità può produrre assuefazione, ed ecco che anche le case editrici, luogo deputato un tempo per la proposta di forme complesse, se pure non cessano di pubblicare Proust, catturano il loro pubblico attraverso forme brevissime, libri di aforismi, battute fulminanti, formiche che s'incazzano, detti non sempre e del tutto contraddetti. Voglio dire che l'esposizione intensiva, via audiovisiva, alle forme brevi, può indurre a una assuefazione alla loro brevità e velocità, e togliere il piacere e il gusto di impegnarsi su forme complesse, che richiedono tempo e collaborazione col testo e col suo sfondo culturale.

Col rischio, avendo perduto il senso delle forme complesse, di non accorgersi neppure quando anche la pubblicità di un detersivo può essere breve ma non così semplice.

4-4-2002

L’ESPRESSO

 

Diminutive, but perfectly formed


Umberto Eco explains why short forms of modern communication can be simply irresistible
 

Saturday April 20, 2002
The Guardian

 

In 1930 Andre Jolles published a book entitled Einfache Formen [The Simple Forms], which analysed certain literary types, for the most part typical of popular culture. They were characterised by their brevity, but more so by the simplicity of their structure. They were - and always have been - governed by certain rules that their authors (sometimes entire communities rather than individuals) followed faithfully.

There were, for example, riddles and witticisms, but also myths, tales and legends. Much of the narrative theory of a structuralist tradition is based on (or started from) the simple forms; consider how Vladimir Aioakovlevich Propp came up with the principal narrative function in Russian fables, or how Claude Lévi-Strauss analysed myths. In sum, the simple forms remain a fascinating topic, and we can include in this category limericks, Japanese haikus, aphorisms, maxims, memorable sayings, even popular songs, and so on.

Now we have a book, edited by Isabella Pezzini, called Trailer, spot, clip, siti, banner: Le forme brevi della comunicazione audiovisiva [Trailers, Ads, Clips, Websites, Banners: The Short Forms of Audiovisual Communication]. From the title, it's clear what the book is about, although instead of using the wording "simple forms", she has chosen the phrase "short forms". I figure she did that to emphasise the difference between the traditional simple forms and the particular nature of the audiovisual items with which she is concerned. On the other hand, we see that she wants to make the case that just because a form is short (which is a measure of duration in time) does not necessarily mean that it is simple (which is a measure of semantic and aesthetic complexity).

In fact, we know full well that there are some commercials which are quite subtle, capable of poking fun at themselves as well as previous ads. There was a recent one in Italy, featuring a young man who's seen walking down the stairs in his home, saying, "Good evening!" He's still thinking about the beautiful woman he won over the night before, but now - a victim himself of the ad of which he is the protagonist - he finds himself face-to-face with a much less attractive woman. The viewing public is so taken by this type of ad that we have come to use the phrase "metatextual" - it doesn't involve pure and simple communication, but rather requires thought about the short form and about its story.

However, I don't intend in this short space to provide a complete discussion of this book. Instead, I'll just recommend the sections examining trailers (written by Nicola Dusi), TV ads (by Allesandro Mechiorri), political messages (by Paolo Guarino), internet banners and portals (by Piero Polidoro; certainly banners, among the short forms, are the shortest of all), and websites (by Daniele Barbieri). These are short forms which are all around us, and are not always simple. But, without a doubt, they are no longer governed by literary laws passed down from generation to generation (as is the case, say, with love poems), and are usually very inventive.

The traditional simple forms dominated popular culture and they were often reworked, so to speak, by the literati, just as proverbs (popular wisdom) were transformed into aphorisms (witty remarks of the learned) by Oscar Wilde, Karl Kraus and Stanislaw Jerzy Lec. So the simple forms coexisted with the complex forms: the myth along with its reinterpretation on the part of Aeschylus or Sophocles; the tale along with the great novel. And it's not necessarily the case that the general public, having access to the simple forms, wouldn't be exposed to the "complex" forms - it wasn't just the intellectuals who read the classic works; the craftsmen during Dante Alighieri's time sang The Divine Comedy, for example.

Today, as always, there is a segment of the public (a scant portion of the planet's six billion inhabitants) that has access to the complex forms such as the modern (James Joyce, for example) or postmodern novel. Pretty much no one, with the exception of some university professors, is any longer interested in the simple forms of the tradition; a vast majority of readers get along with just short forms.

Brevity can produce addiction, and that is why publishing houses - at one time, places set aside for complex forms - while not completely refusing to print works by those such as Marcel Proust, set about capturing public interest by way of very short forms (books of aphorisms, striking jokes, and sayings that don't always make sense). In other words, repeated exposure through audiovisual media to the short forms can result in an addiction to their brevity and speed - and can remove the pleasure and gusto of engaging in the complex forms, which require time and mingling with the text and its cultural background.

And here's the risk we run: having lost touch with the complex forms, one might not even realise it when a TV commercial for detergent might be short but not all that simple.

 

© Umberto Eco