10-2-2002
PAUL VERLAINE
(1844 – 1896)
Nevermore
Souvenir,
souvenir, que me veux-tu ? L'automne
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Nevermore
O ricordo, ricordo, che vuoi da me? L’autunno librava in volo il tordo traverso l’aria atona, e dardeggiava il sole con un raggio monotono sul bosco tutto giallo dove rintrona la bora.
Noi due soli eravamo e camminando in sogno, lei ed io, coi capelli ed il pensiero al vento, quando volgendo a me lo sguardo commovente: “Quale il tuo più bel giorno?” fece dolce e sonora
la voce d’oro vivo, dal fresco timbro angelico. La risposta, discreto, gliela diede un sorriso, e la sua mano bianca baciai, devotamente.
- Ah! I primi fiori! Quelli, come son profumati ! come risuona con incantevole brusio il primo sì che esce dalle labbra adorate!
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Il pleure dans mon
coeur
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Piange nel mio cuore
Piange nel mio cuore E piove sulla città; Cos’è questo languore Che mi penetra il cuore?
Dolce rumore della pioggia Sulla terra e sui tetti! Per un cuore annoiato, Il canto della pioggia!
Piange senza ragione Nel cuore che si accora. Sì? Nessun tradimento?... Non c’è motivo al lutto.
È la pena peggiore Non sapere perché Senz’amore e senz’odio Il mio cuore ha tanta pena!
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Le
ciel est, par-dessus le toit,
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Il cielo è, al di sopra del tetto, così azzurro, così calmo! Un albero, al di sopra del tetto, dondola la sua palma.
La campana, nel cielo che si vede, rintocca dolcemente. Un uccello, sull’albero che si vede, canta il suo lamento.
Dio mio, Dio mio, la vita è là, semplice e tranquilla. Quel placido brusío viene dalla città.
Che cos’hai fatto, tu che sei qua e di pianger non smetti, di´, che ne hai fatto, tu che sei qua, della tua giovinezza?
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Art poétique
De la musique
avant toute chose,
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Arte poetica
Musica prima d’ogni altra cosa, e perciò preferisci il verso Dispari più vago e più solubile nell’aria senza nulla che pesi o posi.
Bisogna pure che le parole tu le scelga non senza qualche equivoco: nulla è meglio del canto ambiguo, dove l’Indeciso al Preciso si sposa.
Sono i begli occhi da dietro un velo, la grande luce che trema a mezzogiorno, è, per un tiepido cielo d’autunno, la farragine azzurra delle stelle!
La Sfumatura è ciò che ci vuole, non il Colore, soltanto l’alone! Oh, fidanzi la sfumatura sola Il sogno al sogno, il flauto al corno!
Fuggi l’Arguzia che assassina, lo Spirito tagliente e il Riso impuro per cui piangono gli occhi dell’Azzurro, tutto aglio di bassa cucina!
Strangola l’eloquenza, e sull’aire di questa energia, fa attenzione che la Rima abbia un po’ di discrezione, altrimenti, dove andrà a finire?
O chi dirà i torti della Rima! Quale fanciullo sordo o negro folle ci forgio questo gioiello da un soldo vacuo e falso sotto la lima?
Musica e sempre musica ancora! Sia il tuo verso la cosa che dilegua e senti che con ani,a irrequieta fugge verso altri cieli, altri amori.
Sia il tuo verso la buona avventura sparsa al vento frizzante del mattino che porta odori di menta e di timo… E tutto il resto è letteratura.
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