8-10-2005
Valeria Parrella
(n. 1974)
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MOSCA PIU’ BALENA
racconti di Valeria Parrella
a cura di Francesca Stefania Ferrara
Valeria Parrella, 29 anni, napoletana, esordisce a luglio scorso con il suo primo libro edito dalla Minimum Fax e composto da sei racconti. Generalmente qualsiasi casa editrice è diffidente nel pubblicare una raccolta di racconti, compresa la Minimum Fax. Allora, ci si chiede come mai la Parrella l’abbia spuntata e abbia ottenuto la terza ristampa in soli due mesi? Quale è il segreto del successo di queste storie ambientate a Napoli? Il tutto è frutto dell’abilità del marketing editoriale oppure c’è quell’effettiva sostanza che rende la giovane Parrella una vera e propria scrittrice? Se lo stanno domandando in molti e soprattutto salta all’occhio il “chiasso” che si è fatto su questi racconti e che si continua a fare rispetto ad un finalista del Premio Calvino, Leonardo Pica Ciamarra, napoletano, che ne il suo “Ad avere occhi per vedere” fa una feroce critica al mondo accademico essendo un buon conoscitore in quanto ricercatore universitario di filosofia presso il CNR. Perché la Minimum Fax predilige l’uno e non l’altro? Quali sono i meccanismi che scattano all’interno di una casa editrice nel pubblicizzare di più un prodotto rispetto ad un altro? |
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Il caso della Parrella è un caso un po’ atipico in quanto, come lei stessa ha dichiarato in un incontro all’interno del laboratorio di scrittura di Antonella Cilento, La Lineascritta, non ha scritto mai nulla in vita sua e il tutto nacque grazie all’invio via email di quell’unico racconto che scrisse. Piacque e la richiesta fu di leggere altro. Siccome non c’èra altro, iniziò a produrre. Dopo un anno, nelle librerie, tra le novità, troviamo il frutto del suo impegno.
Paolo Muri de La Repubblica l’ha definita con enfasi un “talento naturale”; Marco Belpoliti de L’Espresso, con toni più pacati “Una prova riuscita e decisamente interessante” mentre Filippo La Porta di Musica! commenta il registro linguistico “Una lingua asciutta e musicale”. Il Corriere della Sera è tra coloro che si è rivelato diffidente a tal proposito ma si sa, alla fine “il giudice” è il lettore e un prodotto editoriale può piacere come non può piacere, è una questione di gusti personali anche se c’è da ammettere che come prima volta, i racconti sono scritti discretamente bene.
Ma la 29enne napoletana non è l’unico caso editoriale di questa stagione di lettura che ha sorpreso i media per quel fantomatico “talento naturale”: Andrea Santojanni, con il suo “Non Solo Mostri” edito da Feltrinelli, a Febbraio scorso ottenne lo stesso successo tra i media. In quell’occasione fu Il Mattino ad abbassare un po’ i toni dell’entusiasmo.
Entrambi hanno in comune la buona sorte: due debutti con diverse maturità e stili, registri linguistici opposti e curati in maniera diversa. A parte i loro meriti, che, per carità, ci sono, anche se sono pompati dall’entusiasmo di massa, i due esordienti napoletani hanno avuto il caso di incontrare la persona giusta che abbia creduto in loro. Nel caso del giovane diciottenne, Erri De Luca, nel secondo della già adulta Parrella, Marco Cassini, uno dei fondatori della Minimum Fax.
La realtà napoletana: il modo in cui la racconta l’autrice e fa interagire i personaggi fra di loro ed una lingua curata ma tendente all’essere diretta a tal punto da sembrare secca e fredda in taluni passaggi e l’opportuno inserimento di slang dialettali sicuramente sono stati la ricetta vincente che ha incoraggiato la casa editrice romana, fondata da napoletani, a farla entrare nel “club” degli scrittori.
Una rondine non fa primavera, per cui per constatare l’effettivo valore di questo talento occorrerà vedere se la Parrella si saprà misurare allo stesso modo sul mercato con il suo prossimo prodotto letterario. Lo stesso vale per Santojanni.
Come ha dichiarato Erri De Luca in occasione della presentazione del libro di Santojanni:”Qualsiasi cosa in letteratura è già stata scritta”, per cui è difficile trovare un “qualcosa” che si possa considerare libro, un “qualcosa” che si possa considerare letteratura, una perla di scrittura delle letteratura italiana o napoletana corrente.
Quindi, se tutto è già stato scritto, che cosa possiamo trovare nelle librerie? Le idee. Le nuove idee. Le idee che piacciono. Le idee che conquistano gli editori e che ti portano tra gli scaffali delle librerie nella speranza di catturare l’attenzione del pubblico e di conquistarlo indipendentemente dalla campagna di vendita pubblicitaria.
Se non altro, al posto dei soliti frasari di auguri, dal titolo ne possiamo trarre uno originale: “In bocca a Mosca più Balena”.
Text: Frankfurter Allgemeine Zeitung, 07.07.2005, Nr. 155 / Seite 32
Was ist eine Fliege plus Walfisch?
Tragende Pfeiler, brüchige Welt: Valeria Parrellas Erzähldebüt
JUDITH LEISTER
Valeria Parrella: "Die Signora, die ich werden wollte". Erzählungen. Aus dem Italienischen übersetzt von Constanze Krings. Verlag SchirmerGraf, München 2005. 192 S., geb., 17,80 [Euro].
07. Juli 2005 Heldinnen
des Alltags könnte man die Frauenfiguren in Valeria Parrellas Erzählungsband
nennen. Im literarischen Debüt der Neapolitanerin ist viel Sympathie für
diejenigen zu spüren, die sich mit Chuzpe durchs Leben schlagen und dabei ganz
auf den Instinkt verlassen. Der trotzigen Lebensbejahung ihrer Protagonistinnen
liegt allerdings tiefe Verunsicherung zugrunde.
Diese reflektiert die Autorin mit Doktortitel der Sprachwissenschaften, die sonst ganz auf theoretische Überwölbungen verzichtet, allerdings nur einmal explizit, in der Eingangserzählung "Woran ich mich nicht mehr erinnere". An ihrem Beginn steht ein seit Kleist wohlbekannter literarischer Topos, das Erdbeben. Prompt verliert ein kleines Mädchen das Vertrauen in die modernen, aufgeklärten Eltern. ",Das ist der tragende Pfeiler', sagte mein Vater im Tonfall eines Architekten, ,hier sind wir sicher.' Da es dunkel war, entdeckten wir erst am nächsten Tag, daß der einzige tiefe Riß ausgerechnet durch diesen Pfeiler ging." Die Heranwachsende entfremdet sich den Eltern, sucht ihr Heil bei Wahrsagern und zieht im heimischen Neapel mit einem Lkw-Fahrer zusammen.
Dieser umgekehrte Bildungsroman ist typisch für Valeria Parrellas literarischen Kosmos. Auf tradierte Muster, die väterliche, die patriarchale Erzählung, ist kein Verlaß mehr. Bildung scheint eher hinderlich und unpraktisch. Besser ist eine Verwurzelung im vermeintlich authentischen, hier: neapolitanischen Leben. Auch gibt es keine große Gala für das selbstbestimmte, handelnde Individuum mehr. Die Ich-Erzählerin hat ein anderes Programm: "Im allgemeinen Durcheinander mache ich eine Bemerkung, die nichts verändert - eine Ergänzung, die nichts ergänzt. Das, was ich sage, nimmt bei keinem Platz im Gedächtnis weg. Hinterher erinnere nicht einmal ich mich selbst daran."
Zünftig neapolitanisch ist auf ganz andere Weise auch die Protagonistin der Titelgeschichte. Als schönes Gegenstück zur Heldin der Eingangserzählung bahnt sie sich durch erotisch-politisches Intrigenspiel den Weg nach oben. Faszinierend ist an dieser Erzählung, daß der Titel die Leseerwartung von Anfang an bestimmt. Ist die Ich-Erzählerin wirklich die "Signora" geworden, die sie werden wollte? So gewinnt die geläufige Story einer skrupellosen Aufsteigerin Vielschichtigkeit, ohne daß die Geschlossenheit des Plots leidet.
Von einer Lebenskrise erzählt "Vierzig Punkte". Die vierzigjährige Vera, verheiratet, zwei Kinder, dirigiert den Familienalltag souverän, während sie insgeheim einen wahnhaften Zahlentick entwickelt. "Die Calzone kamen - exakt der halbe Durchmesser einer Pizza. Als ihr Mann mit der Papierserviette nach einer griff und hineinbiß, dachte Vera, daß sie sein Hemd gebügelt hatte, bevor sie gegangen waren, und daß ein Hemd zwanzig Minuten bügeln bei sechzig Grad bedeutete. Deshalb sagte sie: ,Iß mit Messer und Gabel, sonst kleckerst du.'" Bittere Pointe am Schluß: Auch der klassische Ausweg in eine Affäre hilft nicht; Veras Innenleben ist für den Liebhaber genauso wenig erreichbar wie für den Mann. Das Protokoll dieser absteigenden Lebenslinie ist stilistisch von beeindruckender Geschlossenheit. Mit fast wissenschaftlicher Präzision beschreibt es die Entrückung einer modernen Wiedergängerin von Madame Bovary.
Ein Beispiel für das große Talent der Autorin ist auch "Fliege plus Walfisch", die temporeiche Chronik eines komplett aus den Fugen geratenden Tages, die zur Parabel über die Unvereinbarkeit von sozialen Erwartungen und indivduellen Lebensentwürfen wird. Die Frage eines Bewerbungstests, was eine Fliege plus Walfisch ist - ein Reptil? -, offenbart für die Protagonistin die ganze Absurdität des Daseins.
Mitunter verwendet Parrella aber etwas zu schrille Töne, so in der Erzählung "Übergang": Eine Vertretungslehrerin verliebt sich in eine Frau, nimmt eine Illegale mit Kind bei sich auf, wird schwanger, bekommt endlich eine Festanstellung, versöhnt sich wieder mit ihrer Geliebten, regelt cool ein paar Dinge mit der Camorra - und bringt ihr Kind im Taxi zur Welt. In den meisten Texten durch erzählerische Disziplin gebändigt, macht sich der Hang zum Klischee hier unangenehm breit: Neapolitanische Frauen erscheinen alle als schön, selbstbewußt, sozial engagiert, weiblich-solidarisch, kinderlieb, pragmatisch - und kommen am besten ohne Männer klar.
"Die Signora, die ich werden wollte" wurde dennoch zu Recht in Italien als bestes Debüt ausgezeichnet. Denn in den meisten Stücken gelingt es der 1974 geborenen Autorin, mit knappen Worten wunderbar pointiert und zugleich schwerelos vom Alltäglichen zu erzählen. Also von dem, an das wir uns selten erinnern und das doch die eigentliche Substanz unseres Lebens ausmacht.
N Z Z Online
Neue Zürcher Zeitung, 26. Juli 2005, Ressort Feuilleton
Maike Albath
Valeria Parrella: Die Signora, die ich werden wollte. Erzählungen. Aus dem Italienischen von Constanze Neumann. SchirmerGraf, München 2005. 178 S., Fr 32.30.
Valeria Parrella ist Neapolitanerin, und Neapel steckt in jedem ihrer Sätze. Die Hitze, das Licht, der Krach, der Schmutz, das Meer, der Dialekt, der Aberglaube und die Camorra. Es ist ein Neapel jenseits des Klischees, beinahe ein Lebensgefühl. Die Helden der sechs Erzählungen aus dem Band «Die Signora, die ich werden wollte» tragen es in sich wie ein Vermächtnis: Auch wenn sie fortgehen, entkommen sie ihrer Stadt nicht. Dabei können sie gar nicht sagen, worin das Geheimnis besteht – vielleicht in einem archaischen Überlebenswillen, in der sprichwörtlichen arte dell'arrangiarsi. Denn gemeinsam ist ihnen, dass sie dem Schicksal ein Schnippchen schlagen.
In der Titelgeschichte ergreift ein Mädchen aus dem spanischen Viertel, wo die Camorra den Alltag bestimmt, das Wort. Sie dreht den Spiess einfach um und nutzt den kruden Darwinismus der Strasse für ihre eigenen Pläne. Ihr Modell sind die Mütter gewisser Gymnasiastinnen, die ehrerbietig mit «Signora» angesprochen werden, nicht mit Spitznamen oder der verstümmelten volkstümlichen Variante «Signò». Also sucht sich die Fünfzehnjährige mit der tollen Figur den richtigen Liebhaber, lässt sich mit einer Mischung aus Instinkt, Stolz und ruppigem Beharrungsvermögen erst eine Wohnung kaufen und dann eine Boutique, bis sie eines Tages auch noch den richtigen Mann heiratet. Das Ziel ist erreicht, doch der soziale Aufstieg lagert sich in der Sprache ab: Unter der Oberfläche des mühsam antrainierten Italienisch schimmert immer noch die Diktion der Strassengöre durch.
Das spannungsreiche Verhältnis zwischen Hochkultur und regionaler Verankerung hat seit je die Vitalität der italienischen Literatur ausgemacht. Dass aus diesen Reibungen immer noch Funken geschlagen werden können, ist im Zeitalter der verflachenden Kulturglobalisierung eine Überraschung, aber die 1974 geborene Valeria Parrella bringt genau das fertig. Sie fängt die Widerständigkeit eines Menschenschlags ein und hält Stimmungen in Bildern fest. So überlässt sich ein nachdenklicher junger Mann nach einer Prüfung dem Rhythmus der Stadt und fährt stundenlang U-Bahn. Eine 40-jährige Familienmutter auf dem Sprung zum Ehebruch kultiviert die Manie, alles um sich herum zu zählen, Treppenstufen, Kacheln oder Fenster in ein numerisches Verhältnis zu setzen und sich dadurch eine private Ordnung zu erschaffen. Die Erzählungen haben keine banale Klippklapp-Ästhetik mit einer Pointe am Schluss, sondern enden häufig mit einem Auftakt, einer neuen Frage. Dazu passt die Allgegenwart der Camorra – sie ist nichts Glamouröses, sondern Teil der Wirklichkeit. Eine Aushilfslehrerin muss Kinder unterrichten, für die niedergeschossene Jugendliche zur Normalität gehören; eine Stadtplanerin erlebt, wie eine Finanzblockade alle Sanierungspläne zunichte macht.
Einen Grossteil ihrer Wirkung beziehen diese Erzählungen aus der Sprache: schnell, gierig, abgehackt, voller Doppelpunkte, durchsetzt von Pingpong-Dialogen und unvollständigen Sätzen, dann wieder umständlich mit Resten barocker Ausdrucksweisen, wie sie für den wohlerzogenen Neapolitaner typisch sind. Die regionalen Eigenheiten gehen in der gelungenen Übersetzung zwangsläufig verloren, und Constanze Neumann begeht nicht den Fehler, ein deutsches Äquivalent zu suchen. Stattdessen lässt sie mitunter neapolitanische Einsprengsel stehen und fügt die Übersetzung an, was zumindest einen Eindruck von dem theatralischen Talent der Figuren vermittelt. Mitunter hätte eine weniger brave Glättung der Syntax vielleicht geholfen, den schnoddrigen Tonfall der Autorin auch im Deutschen einzufangen. Parrella auf Deutsch: Das müsste klingen wie eine Mischung aus Feridun Zaimoglu und Katja Lange-Müller, mit mehr Tempo, mehr Energie in den Sätzen. Denn Neapel ist etwas, das bis in die Sprache hineinragt.
CORRIERE DELLA SERA
Guappetella, il sorriso triste di Napoli
di Giuseppe Amoroso
Il Corriere della Sera - 10 agosto 2003
Una bambina scopre, crescendo, il mondo, la realtà scomposta, le parole che
portano figure e cose: "Come un pupazzetto a corda" studia si laurea, approda a
un'esistenza "indistinta" e sceglie di fermarsi, di "resistere e attendere".
Guappetella, giovane popolana disinibita, vuole diventare una "signora", si
accorge che c'è un "equivoco" sull'uso dei soldi, impara le astuzie della
scalata sociale e, "allenata alla fretta dell'azione" e al gioco delle
"variabili", conquista mete ambiziose che sembrano rilanciate dalla visione
finale del Vesuvio. La quarantenne Vera è turbata dal ricorrente sogno di un
airone che fora il grigiore di quella sua "calma piatta": monotonia di giorni
aggrediti dalla scoperta di una ruga nuova sulla guancia. Tre storie di donne
determinate e solitarie, inafferrabili e volubili costituiscono subito, nei sei
racconti di Mosca più balena, promettente esordio di Valeria Parrella, lo
spaccato di un circolare universo di disagio, ribelle e infido, fitto di
situazioni fluide e progetti e irretito in pulviscolari inganni e nel vuoto
della distanza enorme dal potere. Disincagliata dall'oleografia, sbuca una
Napoli a tutto tondo, attiva e tumultuosa. "Vomita bambini dai portoni", è
cinica e violenta, con i suoi macabri rituali di camorra, ma coltiva il dono
delle vite che nascono e la generosità di chi, come la maestra dell'ultimo
testo, sente il cervello "bersagliato da milioni di neurotrasmettitori della
felicità".
Bassi superaffollati e palestre, nodi di vicoli e tangenziali, abitazioni e
negozi di lusso e antenne paraboliche su logge medievali, concerti, terremoti e
malandate scuole di periferia, zoo e spettacoli della natura sono gli scenari di
vicende minime, oscure: l'anonimo partecipante a un concorso si vede numero tra
i tanti "appesi" alle fibre ottiche che leggeranno le risposte del questionario;
Adriana, delusa del suo impegno amministrativo del Comune, piange la
"fuliggine nera sui pavimenti della casa". Crocifisso di ricordi, il presente
dei personaggi avanza a strappi, raccoglie spesso i fatti in uno sguardo,
deposita i veleni in un pensiero, mentre il sorriso triste dell'autrice
trasforma il giudizio in evento. Nervosa e battuta dalle colate di un dialetto
occhieggiante, la scrittura scuote visi e sfondi e le "colonne vive" che "si
sciolgono nel parcheggio di una fabbrica, e da tragitti d'ordine slitta
verso l'anomalia e l'oltranza.
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Cuore napoletano
di Marco Belpoliti
L'Espresso - giugno 2003
Napoli sembra tornata a essere una delle capitali letterarie d'Italia. Il gruppo dei narratori napoletani si rinforza di anno in anno. La ragione è quella segnalata decenni fa da Pasolini, e forse valida ancora oggi: a Napoli sopravvive il popolo, una forma di umanità che altrove non c'è più. Gli scrittori napoletani, sia nella forma grottesca (il recente libro di Andrej Longo, Adelante) sia nella forma lirica (il lirismo dell'io di Erri De Luca, Il contrario di uno), non raccontano la piccola borghesia, classe sociale agglutinante della postmodernità italiana, bensì brandelli e scampoli di una umanità che ha sempre qualcosa di vibrante, autentico, inconsueto. Così sono i racconti di una giovane narratrice, Valeria Parrella, mosca più balena. Sono sei storie scritte in modo rapido, spigliato, accorto. Valeria Parrella ha un notevole senso della misura e sa tenere in equilibrio i suoi racconti tra esistenza e letteratura. Si legge attratti dalla storia (in particolare l'ultimo, il più lungo, "Il passaggio", con un personaggio femminile ben centrato e convincente), tuttavia si finisce per accorgersi che gli strumenti, la tastiera usata dalla scrittrice, è sempre interna alla letteratura: fa letteratura senza darlo troppo a intendere. "Quello che non ricordo più" è la storia di una ragazzina borghese nata a Napoli, che ceto e ambizioni dei genitori destinano a un matrimonio con un direttore d'orchestra tedesco; ma il cuore, immancabilmente napoletano, è rimasto incollato a un commerciante di pellami tra l'Inghilterra e il suo quartiere. Scritta in modo scorciato e ritmico, la storia corre via con la velocità di un apologo o una fiaba, ed è costruita tutta su dettagli magici. La storia seguente, "Dritto dritto negli occhi", è invece il racconto in prima persona di una arrampicatrice sociale, dai bassi, dal mondo degli spacciatori, fin su, al mondo della borghesia e della politica, passando per amanti e conviventi. E ancora "Montecarlo" è un perfetto esempio di come proceda la connessione di camorra e politica a Napoli. Insomma, mosca più balena ci offre uno spaccato sociale ed esistenziale della Napoli odierna, dal punto di vista di una generazione di trantenni che vive più o meno ai margini del sistema sociale e politico della città. Anche la lingua usata da Valeria Parrella, con il suo moderato, ma sostanzioso uso del dialetto e del parlato, contribuisce a fare di questo esordio narrativo una prova riuscita e decisamente interessante.
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Guappetella, 'O stuort' e il fuoco vivo di Valeria Parrella
Mosca più balena quattro racconti per il libro d'esordio della scrittrice napoletana
di Paolo
Mauri
la Repubblica - 15
giugno 2003
Un talento naturale, come si dice qualche volta dei cantanti. A questo fa
pensare il libro di racconti con cui esordisce, tra pochi giorni, presso minimum
fax, Valeria Parrella. Non era facile, non è facile per nessuno toccare Napoli.
C'è la tradizione che va su almeno fino a Basile e incrocia tanti napoletani
illustri e quel dialetto che è una lingua compiuta. Ma quando prendi in mano uno
dei racconti di mosca più balena (questo il titolo) ti accorgi che il
taglio è nuovo anche se la stoffa è vecchia e la Parrella ti fa subito sentire
che i suoi personaggi sono fatti di carne, son lì che guizzano veri tra i vicoli
o nei quartieri dormitorio dove tra una casa e l'altra il sole non fa mai in
tempo ad entrare.
"'O stuort' mi era sempre piaciuto" dice Guappetella all'inizio del racconto
"Dritto dritto negli occhi". Guappetella ("Mi chiamava Guappetella perché con
lui facevo la tosta") racconta la sua carriera di ragazza avvenente e avveduta
in mezzo ai duri del quartiere: gente piena di soldi, disposta anche a rischiare
una pallottola. Niente a che fare con la Napoli affamata e rassegnata di tante
commedie dolciastre e di tanta letteratura: qui, adesso, c'è la ricchezza, la
ricchezza sfacciata e appariscente tutta auto di lusso e vestiti firmati. Quando
Guappetella si mette con 'o stuort' la madre le consiglia "Fatte mettere a casa
nfaccia". L'espressione è impagabile. Ma a farsi intestare un appartamento per i
suoi diciott'anni Guappetella ci aveva già pensato da sola.
Questa ragazza dai modi svelti e dai pensieri decisi, furba, burbera e tenera
come una gatta, è un buon punto di partenza per capire chi è il personaggio-tipo
prediletto dalla Parrella. Non c'è dubbio che il suo sia un mondo soprattutto
femminile: gli uomini parlano poco e sono ancora meno consistenti. Hanno fatto i
soldi, come il principe che, accanto a Guappetella, succede allo storto, ma non
sembrano avere anima. Le donne invece rappresentano la vita, anzi, sono la vita.
La danno e la prendono. Gli uomini sono quasi una merce di scambio.
C'è Vera, nel racconto "Scala quaranta". La incontriamo che si è appena
svegliata e ha fatto di nuovo un sogno abituale, per lei antico: quello di un
airone che non riesce a spiccare il volo. È estate, un pomeriggio d'agosto,
siamo in un campeggio e Vera è accanto al marito. "Adesso ce l'aveva affianco:
era un uomo che senza russare faceva rumore. Quel pomeriggio avevano fatto
sesso, a un tratto Vera si era guardata una gamba e si era distratta: da lì in
poi aveva pensato ad altro". Questo pensare ad altro non è un atto di
liberazione? Vera è una madre e una moglie, ma è come se senisse il bisogno di
difendere la propria identità raccogliendosi in se stessa. L'autrice ha
l'abilità di affidare il tutto ad un gesto. Niente retorica femminista, niente
proclami. Persino in "Montecarlo" che è la storia del fallimento di un piano di
bonifica, con i finanziamenti del governo che non arrivano più, tutto è vissuto
dal basso. Nel racconto si sente la polvere che si respira per le strade.
Ancora donne, alleanze e amori fra donne nell'ultimo racconto, "Il passaggio",
che è l'unico lungo e con qualche smagliatura, ma anche con momenti di forte
intensità. E c'è anche il sonoro, una canzone di Enzo Avitabile che fa da sfondo
alla storia intitolata, come del resto la canzone, "Asteco e cielo". È la
giornata di due che si trovano a fare un concorso, di quelli per pochi posti ma
con migliaia di concorrenti e poi finisce a manganellate con la polizia...ma non
ha importanza mettersi a riassumere le trame. Entrandoci dentro si sente una
narratrice fuori di maniera con una lingua e una scrittura che rende vive cose e
storie. In alcuni tratti mi ha fatto ripensare a certi antichi racconti della
Ortese e al loro fuoco vivo.
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9 giugno 2005
Libri, la stagione delle scrittrici italiane: Parrella, Gambetta, Brescia
tra adolescenti soli, amori che finiscono, noir e città
che si sfaldano
Valeria, Deborah e le
altre
quelle che non sono Melissa P.
di DARIO OLIVERO
Non c'è
soltanto Melissa P. Per arrivare ai numeri che vende lei, bisogna metterle tutte
insieme e non basta ancora. Per sentire le loro voci sotto l'urlo di lei bisogna
avere orecchie buone e mente sgombra. Per scoprire la loro carica erotica
nascosta dietro il sesso urlato di lei bisogna saper aspettare. Ma non c'è solo
Melissa P. tra le scrittrici italiane. Ci sono donne, molte trentenni o poco
più, che hanno registri e storie complesse da raccontare. Storie di umanità in
città che si sgretolano, adolescenti inquieti che combattono da soli, donne che
perdono uomini e altre che semplicemente perdono la capacità di amare, famiglie
scombinate, noir ambientati in capo al mondo. Parlano di rughe e amore, insonnia
e sesso, figli e padri, sole e morte.
NAPOLI,
PIANETA TERRA
Di Valeria
Parrella si è scritto molto più di quanto abbia scritto lei, due libri. Il
secondo, Per grazia ricevuta (minimum fax, 9,50 euro) è composto da
quattro racconti lunghi su, con e in mezzo a Napoli. Mogli di corrieri della
droga che si ritrovano vedove e rimpiazzano il marito nella filiera della
microcriminalità perché hanno un figlio da mantenere, bande di tipografi che
tentano il colpo che va male, la trasformazione dell'indotto di disperati che
giunge con la fine del contrabbando. Scrive asciutto e con poca speranza come se
sapesse, e lo sa senz'altro, cosa vuol dire faticare sopra un'umanità e una
città siffatte.
AMORI
SEPOLTI
"Immagini mi
passavano per la testa. E pensieri. Tanti pensieri che si rincorrevano e si
sovrapponevano e io non riuscivo a scacciarli. Pensieri che si ramificavano come
germogli velenosi. Ma adesso è diverso. Dentro questo nero che cala di colpo,
dimentico". E' un passaggio del ritratto in nero di Deborah Gambetta, Il
silenzio che viene alla fine (Einaudi, 13,80). Una donna chiusa in una casa
di campagna. Acceccata dal sole del pomeriggio e con lunghe cicatrici ai polsi.
Scrive. Di come il padre non si riprese mai dalla morte del fratello e di come
il patrigno morì. Del tempo che passa sul viso della madre. Del ragazzo che
cucinava per lei e che se ne andò. Di come possa essere nascosto l'amore delle
donne, "sepolto sotto strati di terra".
EDUCAZIONE
SENTIMENTALE
Quello di Susi Brescia è una
mappa per descrivere una storia che finisce. "Un uomo che entra nella tua casa e
non ti guarda negli occhi, che mentre ti avvicini si allontana e se gli chiedi
se non ti ama più risponde no, non è quello; allora tu gli chiedi ma cos'è e lui
dice non lo so, ma non è che non ti amo più. Un uomo che fa così, qualcosa vuol
dire e sei tu che non capisci". Arianna, la voce narrante che ha appena detto
queste cose vive tutte le fasi di affondamento dopo le montagne russe a cui la
sottopone Andrea, indeciso se lasciarla oppure continuare la loro storia.
Arianna non riesce a capire come e perché possa finire l'amore e quello che le
succede, la sensazione di liquefarsi senza il conforto di quell'amore, temere
che gli altri possano pensare che lei non vale nulla. Si intitola Abbandonata
dal Dottor Divago (Robin, 9).
FAMIGLIE SENZA SOSTA
Una saga familiare dai risvolti quasi comici e raccontata a
rotta di collo. La figlia, suo fratello che suona il piano e non capisce la
tendenza della "nostra famiglia a raccontare a tutti i c... nostri", la madre
intorno alla quale è stato costruito un filtro per proteggerla dalla violenza e
l'ignoranza del mondo reale, la zia che non trova marito e le sue storie con
uomini che vengono dall'altra parte del mondo e che ballano il tango e il padre
uomo brillante, raffinato teologo, volontario contro le ingiustizie del mondo ma
troppo lontano, con la sua trabordante vitalità, dalla famiglia. E l'amante
della figlia personaggio in bilico tra il mondo reale e quello immaginario in
cui la ragazza si va a nascondere quando gira male. Si intitola Mentre dorme
il pescecane di Milena Agus (Nottetempo, 12).
PEANUTS SPAVENTATI
Un gruppo di adolescenti a Roma.
Lei è Elena, ragazzina che fa l'amore con tutti senza togliersi la maglietta per
nascondere un brutto ricordo. Fa l'amore come si fanno tutte le cose che si
fanno a quell'età nell'arco di una giornata. Lei lo fa in automatico, i suoi
coetanei nascondono dietro la certezza di andare a colpo sicuro tutte le paure e
la solitudine di una generazione. Uno spaccato di vita metropolitana fatto di
skateboard, motorini, telefonini, genitori distanti, insegnanti felliniani.
Quando Elena crede di essere incinta ma non sa di chi, il mondo che le ruota
intorno reagisce con i suoi codici e si chiude per espellere l'elemento di
disturbo. Ed Elena è costretta a bruciare strati di pelle per sopravvivere. Il
libro è Tu non c'entri di Letizia Muratori (Einaudi, 9,80).
LOTTERIE MORTALI
E c'è anche chi si inventa un
noir ambientato nell'arcipelago di Lansbergis, nel Mare del Nord. Una serie di
delitti inspiegabili in un momento in cui l'economia locale fondata sulla caccia
alle balene è entrata in crisi ed è stata sostituita da una grande lotteria che
attira persone e soldi da tutto il mondo. Gli affari girano, l'economia
accelera, quelle morti restano in sottofondo. Fino a quando, indagando
sull'ultimo caso, l'ispettor Kosh inzia a mettere insieme i tasselli in modo
diverso e a intravedere il contesto sotto un'altra luce. Che illumina la
potentissima lobby della lotteria. Il libro è La lotteria di Luisa
Carnielli (Marcos Y Marcos, 13,50).
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Valeria e le sue donne fanno tremare i grandi
di Pier Mario Fasanotti
Panorama - 26 maggio 2005
Tutto potrebbe succedere al premio Strega. I 400 "amici della domenica" che si
radunano attorno ad Anna Maria Rimoaldi, indebitamente indicata come capricciosa
dispensatrice di onori letterari, sono in queste ore impegnati a scegliere la
cinquina finale (la cerimonia il 7 luglio). L'età media dei lettori che contano
non è certo bassa. E qui sta forse la novità: ci sono voci, o qualcosa più di
voci, che vorrebbero una trentenne sul podio.
E' nata e vive a Napoli, è stata premiata l'anno scorso al Campiello sezione
giovani, lavora come commessa in una libreria Feltrinelli, in barba a chi dice
di saper valorizzare un'ottima preparazione culturale. Si chiama
Valeria Parrella,
ha trent'anni, è laureata in lettere e specializzata in glottologia. Scrive la
sera.
Di lei si sono occupati i migliori critici in occasione del suo esordio:
mosca più balena (30 mila copie vendute), editore minimum fax, uno degli
ormai tanti e vivaci pianeti romani con vocazione a scoprire o rilanciare
narratori americani. Esce a giorni la seconda sua prova, sempre col medesimo
editore malgrado le offerte che Parrella ha avuto recentemente da alcuni grandi.
S'intitola Per grazia ricevuta e anche stavolta è una raccolta di
racconti. Chi l'ha già letto e ha una qualche autorità nel gran circo dei premi
letterari giura che l'autrice mantiene le promesse. E aggiunge che nulla è
scontato. Ossia che all'interno dello Strega vi sono forti resistenze affinché
il primo premio di quest'anno venga assegnato a quel Maurizio Maggiani (con
Il viaggiatore notturno, Feltrinelli) che alcune indiscrezioni
giornalistiche danno già come sicuro vincitore.
I racconti di Valeria Parrella sono quattro. Quello che dà il titolo al libro ha
come protagonista una madre che implora un destino migliore (leggi: lavoro) per
la figlia. La quale, come molti personaggi della Parrella, non gradisce essere
limitata nelle sue scelte a costo di passare per una scandalosa "guappetella":
figura ben descritta nel primo libro, disinvoltamente cinica, arrampicatrice
sociale, con una feroce napoletanità nel sangue ("Non è cattiva...è che per
sopravvivere farebbe qualsiasi cosa").
Il fondale dei racconti è sempre Napoli. "Impossibile scindere" ci ha detto la
giovane scrittrice "del resto io sono affascinata dalle cose reali, che vedo
nella mia città. Le persone assorbono il luogo dove sono nate. Io ho un amico
che vive a Posillipo: quando va nel centro storico cammina in modo tale che la
gente se ne accorge, lui si porta addosso il quartiere." Ma aggiunge: "Storie
napoletane le mie, ma non voglio che sia né un valore né un merito". Qualcuno
l'ha paragonata ad Anna Maria Ortese (inevitabile ricordare Il mare non bagna
Napoli), altri Raymond Carver, maestro di racconti brevi.
Nelle sue pagine s'incontrano molte donne: "Sono varie e sagge" dice lei "sanno
interpretare la realtà e i bisogni secondo una precisa scala di priorità. Le
vedo chiaccherare in cucina, dirsi di tutto, ridere e piangere, poi magari,
interrotte da un uomo, tornare in salotto senza far capire nulla agli altri".
E gli uomini? "Se ne vanno spesso e con l'età si guastano, ma sono le donne che
organizzano la loro vita" risponde l'outsider Valeria.
La quale, a sentire di Strega o Campiello, fa una smorfia e dice:"Sono cose che
non aggiungono né tolgono niente rispetto alla bontà del libro. E poi la gran
macchina dei premi io non l'ho capita, davvero: quel che so è che c'entra col
libro, non con la scrittura".
Friday June 23 2006
Shamefully untranslated (as far as I know) but Valeria Parrella's two collections of short stories set in contemporary Naples, "Mosca più balena" and "Per grazia ricevuta" deserve to be read by anyone interested in Napoli, Italy or just fine short stories.
Posted by cdrnapoli on June 23, 2006 04:43 PM.
Artikel erschienen am 13.01.2007
Belletristik
Wie schwierig das Leben in Neapel ist und welch zentrale Rolle im Überlebenskampf der Rauschgifthandel und andere illegale Geschäfte spielen, daran lässt auch Valeria Parrella in ihrem neuen Erzählband "Der erfundene Freund" keinen Zweifel. Aber sie zeigt auch starke Charaktere von heute.
Valeria Parrella: Der erfundene Freund. Aus dem Italienischen von Suse Vetterlein. Wagenbach, Berlin. 128 S., 15,50 EUR.
In den letzten Wochen kam Neapel immer wieder in die Schlagzeilen, und die waren keineswegs positiv: Müllberge, die sich in der Stadt türmen, da offizielle Deponien in der Region Kampanien fehlen, zunehmende Gewalt zwischen den Mitgliedern der Camorra, aber auch seitens der ursprünglich Kleinkriminellen, die sich nicht mehr damit begnügen, den Touristen vom Moped aus die Handtasche zu entreißen, sondern auch schon mal für ein Handy morden.
Zwischendurch erschien die Entsendung von Militär in die eigentlich so reizvolle, herrlich gelegene Stadt als ultima ratio, doch schließlich begnügte man sich mit der Verstärkung der Sicherheitskräfte um 1000 Mann.
Ein junger Neapolitaner, Roberto Saviano (Jahrgang 1979) erzählt in seinem Roman "Gomorra", der bislang nur auf Italienisch vorliegt, von den Machtkämpfen der Camorra und ihren Machenschaften, die, so sagt er, zu seinen Lebzeiten, also in den letzten 27 Jahren, 3600 Menschen das Leben gekostet haben - Drogentote nicht eingerechnet.
Gleich zwei Literaturpreise erhielt er für dieses Buch, doch nachdem er auf einer öffentlichen Kundgebung die Namen verschiedener Bosse laut genannt hat, ist er auch unter Polizeischutz seines Lebens nicht mehr sicher.
Wie schwierig das
Leben in Neapel ist und welch zentrale Rolle im Überlebenskampf der
Rauschgifthandel und andere illegale Geschäfte spielen, daran lässt auch Valeria
Parrella in ihrem neuen Erzählband "Der erfundene Freund" keinen Zweifel; ihr
Bild der Stadt am Fuße des Vesuv ist indes ein sehr viel differenzierteres. Ja,
auch hier finden wir die Geschichte einer jungen Frau, deren Freund als
Drogenkurier niedergestochen wird, die ihre bürgerliche Existenz verliert, als
sie ihn bis zu seinem Tode pflegt, dann selber dealen muss, ins Gefängnis kommt.
Aber schließlich schafft sie es doch wieder, Fuß zu fassen und als Kosmetikerin
zu arbeiten - vermutlich schwarz.
Wir werden mit einer Stadt konfrontiert, deren Alltag von vielen Bewohnern nur
jenseits der Legalität gemeistert werden kann, wobei allerdings auch dieser
Bereich fest organisiert scheint. Denn auch in einer Druckerei, die
hauptsächlich von Raubdrucken lebt, gibt es feste Jobs, offensichtlich die
einzige Arbeit, die der Ich-Erzähler bekommen konnte.
Noch deutlicher treten die sozialen Probleme der Stadt zu Tage, wenn eine
Professorin ihre ehemalige Literaturstudentin bei der Arbeit trifft, als
Verkäuferin nämlich: "Das ist ja unglaublich schön hier, wo du arbeitest", muss
sich die junge Frau anhören, die von einer Uni-Karriere geträumt und die kurz
zuvor hatte feststellen müssen, dass ein großer Teil ihrer Magisterarbeit unter
dem Namen eben dieser Professorin veröffentlicht worden war.
Doch auch ihre Mutter ist begeistert, dass die Tochter eine feste, reguläre Stellung mit Sozialversicherung gefunden hat. Überhaupt, die Familie. Natürlich kommt ihr eine wichtige Rolle zu, aber dabei spielt Valeria Parrella wunderbar mit dem Klischee der italienischen Mamma, die an ihren Kindern hängt, aber als moderne Frau durchaus auch schauen muss, wie Geld ins Haus kommt, oder die mit ihren halb oder ganz erwachsenen Töchtern durchaus nicht spannungsfrei lebt, was mitunter fast groteske Züge annimmt, wenn etwa Mutter und Tochter vor einander zu verstecken versuchen, dass sie rauchen.
So zeigt Parrella Loser, Menschen, die es wie die Verkäuferin beinahe geschafft haben oder wirklich erfolgreich sind, die alle über das nötige Improvisationstalent verfügen, um in Neapel überleben zu können. Vor allem aber zeigt sie starke, individuelle Charaktere, die sie in der Regel durch Ich-Erzählungen mit vielen eingestreuten Dialogen lebendig präsentiert. Das Moderne, sehr Heutige dieser Figuren unterstreicht ihre mitunter raue, zupackende Sprache, die auf lange Beschreibungen verzichtet, aber vielleicht gerade dadurch ein plastisches Bild verschiedener Facetten des Lebens in dieser so faszinierenden, aber eben auch sehr schwierigen Stadt vermittelt.