06-05-2020
L'isola di Arturo
de Elsa Morante (1957)
NOTA DE LEITURA
Este livro teve um enorme sucesso em Itália, desde logo porque ganhou o
prémio Strega de 1957, data da sua primeira edição.
A acção passa-se em Procida, uma ilha pequena perto de Capri com cerca
10.600 habitantes.
O livro está bem escrito, mas a autora exagera na minúcia e tamanho das
descrições e torna-se aborrecido. Também não tem lógica a relação de
Artur com a madrasta: seria muito mais lógica uma relação sexual entre
os dois, quando Artur atinge a puberdade. Também a relação de Artur com o pai não está correcta. Como é que ele pode continuar a apreciar o pai quando descobre a relação homossexual dele com o amigo? Seria muito mais lógico que o desprezasse. Eu diria que é um livro desactualizado, porquanto toca apenas levemente na homossexualidade do pai, um assunto que exigiria muito maior desenvolvimento. Para além disso, não se refere à percepção pelo filho da orientação sexual do pai. Nem tem sentido que ele mantenha o seu afecto pelo pai, após conhecer essa nova realidade.
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De: http://www.italialibri.net/opere/isoladiarturo.html
L'isola di Arturo (1957)
Elsa Morante, L'isola di Arturo
Einaudi, Torino, 1995
pp. 398, Euro 8,26
Dieci anni dopo Menzogna e sortilegio, nel 1957, in epoca di neorealismo trionfante, rinasce ne L'Isola di Arturo il «realismo magico», rivelatore e illusorio, di Elsa Morante. L'eccentrica e ambigua scrittura della Morante, aderendo, seppure non meccanicamente, alla letteratura neorealistica del dopoguerra, racconta cose reali, non fiabe. L'isola di Procida, il mare, le case, le botteghe del porto, la «Casa dei guaglioni», il penitenziario e tutti i personaggi di questo romanzo sono pertanto oggettivamente e minuziosamente descritti e rappresentati. Ma tutto al tempo stesso sfuma nella favola e nell'allegoria: tutto è poeticamente trasfigurato.
La nostalgica e ironica fantasia di Arturo, la voce narrante in cui la Morante
si identifica, non «saprà mai concepire» la ristrettezza della morte; quindi
lascia che, a «confronto di questa infima misura», diventino «signorie
sconfinate non dico l'esistenza di un misero prigioniero dentro una cella, ma
perfino quella di un riccio attaccato allo scoglio, perfino quella di una
tignola!».
E così, al ritmo di una musica sinfonica, trasformando l'umile, storica e
quotidiana realtà nel mondo atemporale e magico del mito, Arturo, il
fanciullo-eroe dal nome di stella, rievoca la propria infanzia e la propria
adolescenza.
In modo del tutto singolare rispetto alla letteratura memorialistica della prima metà del Novecento, la mitica iniziazione di Arturo alla vita non viene tanto raccontata, quanto piuttosto, con precisione spassionata, indagata e illustrata, al fine di esemplificare le tappe fondamentali di quel difficile percorso che conduce dalla «malefica e meravigliosa» isola dell'infanzia alla coscienza di sé e al mistero della vita adulta.
Tuttavia, l'arte menzognera del romanziere Elsa Morante quanto più manifesta e lascia trasparire, tanto più vanifica e nasconde nel potere suggestivo delle immagini e dei simboli. Così, per il fanciullo-eroe Arturo-Boote, diventare adulto equivale ad abbandonare Procida: la solare felice isola dell'infanzia, l'isola delle certezze assolute, lo spazio chiuso e senza tempo, su cui vaga «sospesa nell'aria» l'arcana divinità della madre perduta.
E lo svelamento della realtà e della vita ha fatalmente inizio con l'arrivo a Procida della giovanissima sposa del padre, Nunziatina, figura di madre-amante-bambina, definita dalla critica «una delle immagini più vive e sorprendenti del nostro romanzo contemporaneo».
Varcate, infine, tutte le frontiere, oltrepassate le Colonne d'Ercole, dissolte tutte le certezze, Arturo Gerace lascia il mondo del mito ed entra nel mondo della storia con l'acquisita consapevolezza che «Quella, che tu credevi un piccolo punto della terra, fu tutto».
Facendo sentire «i sospiri infantili eternamente, come quelli dell'universo», tutto il romanzo è scritto conoscendo e, al tempo stesso, ignorando questa medesima certezza: «fuori del limbo non v'è eliso». (D.M.)
Per il ragazzo Arturo, la madre, mai conosciuta, è un ritratto su cartolina:
«Figurina stinta, mediocre, e quasi larvale; ma adorazione fantastica di tutta
la mia fanciullezza». Quando su quell’isola di sabbia calda, di silenzi, di
lunghe estati arriva Nunziata, la giovanissima moglie del padre, Arturo è
turbato e la sente estranea e nemica: madre-matrigna che tiene il fuoco acceso
d’inverno e ti fa trovare sempre un pasto caldo sulla tavola; giovane donna
primitiva e sottomessa che re Artù prima respinge e poi, passo dopo passo,
avvicina, fino a travolgerla con un bacio. «Mi pareva che non si potesse mai
conoscere la vera felicità dei baci, se erano mancati i primi, i più graziosi,
celesti: della madre. E allora, per trovare un poco di consolazione e di riposo,
mi fingevo nella mente la scena di una madre che baciava un figlio con affetto
quasi divino. E quel figlio ero io». Dov’è finita la «virilità guagliona» del
giovane Arturo? Si è perduta in un bacio appassionato e fatale su labbra belle
dal «sapore freddo, marzolino»? Nunziatella regina delle donne, sogno d’amore
corporale e spirituale, madre e amante: per cui vivere e cantare con tutta la
voce che si ha in petto. Madre-amante, poi, da abbandonare, come ogni madre e
come un’amante, insieme all’isola della giovinezza.
(P.D.P.)
Muito interessante a opinião de dezenas de leitores nesta página http://www.italialibri.net/opere/isoladiarturo.html .
Sobre o livro pode ler-se L’isola di Arturo. Il passaggio dal microcosmo al macrocosmo, de Flavia Cartoni
em Cuadernos de filología italiana, ISSN 1133-9527, Nº. Extra 8, 2014
Universidad de Castilla-La Mancha
flavia.cartoni@uclm.es