4-5-2019
Le voci della sera, de Natalia Ginzburg
Continuando apaixonado pela prosa de Natalia Ginzburg
li Foi
assim e
O caminho da
cidade, na tradução
portuguesa, textos bem escritos mas sem o fulgor de outros da autora.
Quis então
conhecer
Le voci della sera,
de 1961 e fiquei maravilhado. Não
é tão
brilhante como Lessico famigliare,
mas este
é um
caso
à parte
porque teve sem dúvida
a intenção
de
“glorificar”
a sua família.
Le voci
della sera
está
escrito num estilo ligeirinho que porém
nos deixa no espírito
um lastro bem profundo. A linguagem
é
simples, mas cheia de humor e originalidade na sua simplicidade. A simplicidade
leva-a a identificar o diálogo
das personagens com o verbo dizer:
dissi
(1.ª
pessoa, quem narra o que se passou),
disse
(3.ª
pessoa, o outro). Alguns críticos
deram-se ao trabalho de embirrar com esta
“descoberta”
da autora.
Declarou ela numa entrevista sobre o livro:
“…è
un libro breve che contiene molte storie e molto lunghe”.
No início
do livro:
“In
questo racconto i luoghi e i personaggi sono immaginari. Gli uni non si trovano
sulla carta geografica, gli altri non vivono, né
sono mai vissuti in nessuna parte del mondo.
È
mi dispiace dirlo, avendoli amati come fossero veri.
“
Também
é algo
misterioso o título,
que ninguém
me diz o que significa. Parece que a autora procurou sobretudo um título
bonito. Por mim, diria que as vozes da noite são
mais profundas, mais assertivas do que as vozes do dia…
Foi um livro
escrito de rompante em 22 dias, quando a Autora vivia com o marido Gabriele
Baldini em Londres em 1961.
Natalia
Ginzburg escrevia
à mão
(apesar de ter um Olivetti na família!...)
e talvez por isso cometeu um lapso ao dizer que o livro teria 250 páginas
impressas quando deu apenas 150.
Devo dizer também
que a multidão
de personagens me deixou algo confuso. Por isso, lido o livro, dei-me ao
trabalho de elencar as personagens para ter uma ideia mais clara do
desenvolvimento da acção.
Protagonista:
ELSA, de 27 anos
O pai chama-se
Ignazio e
é notário
na fábrica
A mãe
Ottavia
Irmão
Cesare Maderna, empregado dos caminhos de ferro, falecido
Antónia
–
empregada
Irmãos
de Elsa: Teresita, mais velha,
que
está
casada em Joanesburgo
–
África
do Sul e
Giampiero,
mais novo que trabalha na Venezuela
General
Sartorio, que tem um filho Gigi, que virá
a casar com Giuliana Bottiglia
Meninas
Bottiglia, com cerca de 30 anos são
Giuliana e Maria (mas não
gémeas),
filhas do Advogado Bottiglia e de Ninetta Bottiglia
O dono da fábrica
é De
Francisci que todos conhecem por velho Balotta, casado com Cecília
. Faleceu antes do fim da guerra.
Tinha adoptado um rapaz chamado Fausto, de alcunha Purillo
(conhecido também como engenheiro Guascogna) que veio a ser o
gerente da fábrica de tecidos. Os filhos são:
Gemmina (40
anos)
Vincenzo ou
Vincenzino
Mario
Raffaella
Tommasino
O velho
Balotta tem dois irmãos
Barba Tommaso e Magna Maria a quem sustenta mas que não
vivem com ele.
Mario casou
com uma russa chamada Xenia
Purillo casou
com Raffaella e tiveram um filho chamado Pepé
Vincenzo
apaixonou-se por uma brasileira de S. Paulo, mas enojou-se dela quando ela veio
a Itália, com a mãe,
o pai e um irmãozito
de 12 anos. Tiveram de reembolsar a família
brasileira das despesas feitas.
Foi fazer um
curso
à América.
Depois casou em Borgo Martino com uma mulher chamada Cate, a qual tinha 3 irmãs
mais novas. O casamento não
resultou e a Cate teve um amante chamado Giorgio Tebaldi. Depois separou-se do
marido.
Il Nebbia
–
importante trabalhador da fábrica
por quem Gemmina estava apaixonada, sem que ele retribuísse.
Casou depois com Puppazina. Foi morto pelos
alemães
durante a guerra.
Betta
– uma
mulher do povo trabalhadora a dias
Elsa torna-se
amante de Tommasino, ficam noivos, mas depois rompem o noivado.
E tu, come mi vedi nella mia cornice?
Una storia di famiglie
di GMGhioni
29.8.2016
Centocinquanta pagine scarse per raccontare intere famiglie; ancora una volta,
Natalia Ginzburg mette alla prova la propria capacità di esprimere cose, non
pensieri; di raccontare gesti, senza retrogusti simbolici; di lasciare il
lettore a riflettere davanti ai dialoghi mai commentati, ma naturalmente ironici
e vividi. L'atmosfera, entrando in questo Le voci della sera, scritto nel
1961 dopo un periodo di relativo silenzio, è quella accogliente di un salotto
borghese un po' polveroso, dove il caminetto scoppietta e lascia intravvedere la
cenere, anche attraverso le fiamme. Così è il romanzo breve: la prosperità con
cui si racconta del Balotta e della sua famiglia, proprietaria di una ricca
fabbrica del paese, racchiude qualche brace che sta per raffreddarsi e
ingrigire, o annerirsi, addirittura. La decadenza non è insita nelle
descrizioni, ma si annida tra le parole dei personaggi, che hanno molta della
modestia innata dei piemontesi, e continuano a rivoltare i cappotti nonostante
le lire in banca.
La famiglia di Elsa, l'io-narrante della vicenda, è molto più modesta di quella
dei Balotta; tra i vari personaggi, svetta la madre, logorroica e pettegola,
pronta a riferire e a indagare con pari curiosità sui fatti del paese. Proprio
attraverso i suoi monologhi quasi impossibili da interrompere, scopriamo il
paese: nelle prime pagine, mentre la madre rigurgita pareri su chiunque veda
passare, Elsa è silenziosa e poco partecipativa. Come molti altri io-narranti
femminili della Ginzburg, è una testimone fedele e realistica, tanto quanto una
presenza schiva, attenta a non disturbare con i propri pensieri e desideri.
Oltre a essere riservata per carattere, Elsa è abituata a sapersi il cruccio
della famiglia, per via del suo stato civile ancora nubile, a un passo dalla
zitellaggine. D'altra parte, lei non è come le "bambine Bottiglia", le gemelle
(non più bambine, ormai, ma rimaste tali nel lessico familiare) che partecipano
a tutte le feste e ne organizzano di memorabili...
Ma Elsa non invidia la loro frivolezza: ama la lettura ed è ubbidiente, tiene
compagnia alla famiglia nonostante a volte né lei, né il padre (saggio e
ironico, un po' sulla scorta del genitore di Orgoglio e pregiudizio di
Jane Austen) o la zia riescano a contenere la rutilante e invincibile dialettica
della padrona di casa.
Il mondo dei Balotta, poi, è lontano mille miglia: tutti sanno le traversie del
"Purillo", figlio adottato dal Balotta e sempre criticato, per quanto scaltro e
acuto, adatto a prendersi cura della fabbrica; così come gli altri figli
legittimi manifestano segni di squilibrio o stranezza. Il Vincenzino, in
particolare, soffrirà per istintive e irrazionali scelte d'amore; il Tommasino,
poi, è decisamente strano, con il suo interesse per l'ingegneria e l'economia e
la sua dedizione allo studio, più che a ogni altra cosa.
A lungo Elsa si conferma un'ottima testimone, osservatrice preziosa e arguta
delle storie familiari e della grande Storia, che con la guerra semina zizzania,
astio ma anche tanta pietà in paese. Poi, all'improvviso, ecco che la ragazza si
trasforma in protagonista vera e propria, e quasi con sgomento, noi lettori la
troviamo invischiata in un rapporto che ha difficili premesse per trasformarsi
in una storia d'amore. Eppure lì Elsa manifesta una determinazione mai vista
prima, pare portare in sé i segni di una futura implosione nei confronti della
sua famiglia...
Tutto è destinato a cambiare, anche in una famiglia
resistente ai cambiamenti come quella di Elsa. Ma è proprio lasciando aperta la
questione su cambi di rotta anche rilevanti, che il romanzo si chiude e lascia
al lettore un po' di amaro in bocca. Il divertimento della prima parte è
scomparso: ma è l'ingenuità iniziale a essersi rarefatta...
Il risultato è un
romanzo breve accattivante, ma feroce, soprattutto per la sobrietà con cui
Natalia Ginzburg analizza la società, i rapporti sociali e la psicologia di
personaggi tra loro diversissimi, ma parimenti verosimili. In più, dialoghi
speciali, che rendono molto bene anche nella lettura di Sandra Toffolatti su
Radio 3, in occasione dell'anniversario per i cento anni dalla nascita di
Natalia Ginzburg.
GMGhioni
De::
https://www.criticaletteraria.org/2016/08/le-voci-della-sera-natalia-ginzburg.html